Diario dall’isola di Robinson, pagina 7. Il pappagallo

andrea pappagallo

Nessuno potrebbe sospettare che questa giovane attrice (Andrea Belotti), colta durante le prove in un momento di assorta fantasticheria, intrepreterà il personaggio del pappagallo Poll. Sono stato incerto se inserire questa foto nel diario dall’isola: potrebbe sconcertare il lettore (e dunque il potenziale spettatore); sulla carta, infatti, un pappagallo interpretato da un essere umano evoca spensierate trovate da avanspettacolo, una girandola di mossette e di vocette che per quanto facili (ma si tratterebbe di una citazione, che diamine!) potrebbero alleviare la cappa di monotonia connaturata alla stessa idea di isola deserta; perché, come dice l’editore Taylor con qualche perplessità: “Il soggetto di questo Robinson è buono ma bisogna trovare un antidoto alla noia… Mare e isola… isola e mare… lei capisce…”. Invece Poll sarà un pappagallo dal costume sgargiante ma dall’eloquio passabile; diciamo a livello di uno studente universitario che sta compilando la sua tesi triennale. Nell’economia del romanzo originario di Defoe, il pappagallo rappresenta un pallido surrogato dell’essere umano e al tempo stesso anche una specie di doppio, molto elementare, dell’eroe; non a caso le prime frasi che Robinson insegna al suo compagno di solitudine sono: “Povero, povero Robinson, dove sei tu? Dove sei stato? Come sei venuto fin qui?” – che è un crudele esercizio di autoflagellazione quotidiana. Nella nostra riscrittura, il pappagallo è il residuo di un’avventura pensata e non consumata, e come tutti i personaggi di questo Robinson pretende di sostituirsi al narratore dando il suo contributo al conflitto fra il racconto e la commedia.

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