Un genio che poco prima dell’alba girava rastrellando l’estrema landa per raccogliere le anime appena giunte e avviarle alla grande porta, avvistò da lontano qualcosa di chiaro proprio ai piedi della muraglia che recinge la città dei morti. Avvicinatosi, trovò una giovane e bellissima donna nuda apparentemente addormentata. Si inginocchiò a toccarla. Non era spirito, era tenera e tiepida carne. Allora, prendendole un polso, la scosse per ridestarla. Con un gemito lei si stirò languidamente e balbettò come ubriaca: – Oh lasciatemi dormire.
“L’arte topiaria è l’antica arte di potare alberi e arbusti a scopo ornamentale. Nasce all’epoca dell’Antica Roma, nella progettazione di ville e palazzi. Raggiunge poi la massima espansione nei giardini italiani del Rinascimento, abbelliti con forme artistiche date alle piante. Affinché la topiaria sia bella tutto l’anno è fondamentale scegliere la giusta pianta, dal fogliame denso e persistente, rustica e forte per tollerare bene le tante potature, come il bosso (Buxus), l’agrifoglio (Ilex), l’alloro (Laurus), il ginepro (Juniperus), il ligustro (Ligustrum), il tasso (Taxus), l’edera (Hedera). Tra i maggiori di esempi di giardini topiati, Les Jardins d’Étretat si affacciano sulle spettacolari scogliere in alabastro della Normandia, le famose Falesie di Étretat, amate e dipinte da Claude Monet in oltre cinquanta tele.”
Vide un giorno un somaro un usignolo: «Amico», gli disse, «è ver che tanto, come m’han riferito, esperto sei nel canto? Oh, molto avrei pur caro, udendoti cantar farmi da me un concetto E l’usignol fischiando e gorgheggiando allora sfogò l’arte canora in mille modi varî. Cantava dolcemente, con voce alta e sonora, che parea di zampogna talor l’eco languente, talor di mitraglia lo scoppiettio frequente. Allor tutto ascoltava: ascoltava de l’alba l’annunciator canoro, taceano i venti intorno e degli uccelli il coro. Il gregge si fermava e respirando appena il pastorello, attento al canto, si beava e volto a la campagna, sorrideva contento. Terminò il canto. L’asino, china la fronte al suolo: «Be’, non c’è male!», disse. «Proprio a parlarti franco, udendoti cantare, in fondo non mi stanco. Certo è peccato solo mio povero usignolo, che tu il galletto nostro non abbia conosciuto: perfezionarti, udendolo, avresti ancor potuto». Sentendo un tal giudizio il povero cantore spiccò il volo sui campi e sparve in un bagliore.
Ho visto foto della vecchia via Roma (a Torino, N.d.R) prima che cadesse nelle mani dell’architetto pazzo Piacentini. Era una via barocca, raffinata senza supponenza, un frac elegante e consunto, che, a colpi irrevocabili di bisturi e colate di cemento, si trasformò in una via marmorea, lucida di vetrine curve, di gigantesche colonne, lucida di pavimenti marmorei per incedere al riparo di portici giganti di marmo attraverso l’intera città. Fu appunto in una gelida giornata, tutta torinese, di ghiaccio, nasi rossi e raffiche di neve, che venne inaugurata la fulgente strada del futuro fascista. Ma purtroppo la neve si appiccica sotto le scarpe e, una volta entrati nei portici, si compatta in una terrificante suola senza attrito. E così, quando le famiglie (tutte iscritte al Partito fascista, e lo si sapeva dal distintivo all’occhiello soprannominato “la cimice”) incedevano estasiate di tanta glaciale lucidità, come pervenivano agli scivoli voluti dall’arcipiacentini per non interrompere con banali gradini l’incedere sontuoso, tutti scivolavano come perognocchi, battendo culate da far spavento.
Antonio Bueno, Il carabiniere, 1969 (olio e pastelli su carta)
Dacché il figliolo era partito soldato per un paese lontano di cui non ricordava il nome, Leonina non l’aveva più visto. E neppure sentito: diceva così poco dalle sue parche lettere. Ma ora il figlio torna in licenza di quindici giorni. Il suo ragazzo tornerà domani alla stazione di Marotta alle quattro, poi farà quei tre chilometri a piedi. Leonina si domandava se sarebbe andata incontro al suo Adamo o se l’avrebbe aspettato sul focolare dopo aver socchiuso la porta. Poi le venne in mente che i soldati non son tutti uguali. Il colore, sì, è uguale per tutti, ma ci son quelli che hanno la mantellina corta, quelli che hanno i gambali, quelli che hanno le penne… Insomma questa disgraziata mamma d’un milite s’era dimenticata di chiedere se il suo figliolo fosse fantaccino o bersagliere o cavalleggere o aviere o artigliere. Naturalmente all’indomani, all’ora giusta, la Leonina non resistette e si ritrovò sulla strada di campagna a guardare i pali e i mucchi di ghiaia. Il suo Adamo doveva spuntare di là. Era così assorta e stravolta che non s’accorse di qualcuno che sorgeva in capo alla strada e s’avvicinava e ingrandiva. Poi sussultò. Chi era questo? Era un carabiniere. Pareva quasi che il carabiniere venisse verso di lei, facesse un segno, intimasse il silenzio. Allora la poveretta ricordò d’aver rubato un fascio di legna proprio da quelle parti, ebbe paura (i carabinieri le avevan sempre fatto paura) e pensò di mettersi in salvo. Correva in un viottolo spaventando un branco di anitre che correva avanti a lei e, dietro di lei, correva anche il carabiniere, un diavolo di carabiniere deciso d’agguantarla alle spalle. Le anitre che starnazzavano avanti, il carabiniere che urlava dietro per intimarle la resa… la poveretta non poté salvarsi: era già caduta su un letto d’erba lieve, dolcissima, tutta trapunta di fiorellini gialli di campo. Quando aprì gli occhi, il carabiniere s’inginocchiava dinanzi a lei e le tergeva il sudore. Allora, come se tornasse in vita, la madre sorrise: «Sei tu, figlio mio?»
Il professore: – Mi stia a sentire, signorina, se lei non riesce capire i principi della matematica, come potrà mai riuscire a calcolare a mente quanto fa – e questo è il meno che si chiesa a un ingegnere medio – quanto fa, ad esempio, 3 miliardi 755 milioni 988.251, moltiplicati per 5 miliardi 162 milioni 330.508? L’allieva: – Fa 19 quintilioni 390 quadrilioni 2 trilioni 844 miliardi 219 milioni 164.508 Il professore: – Non mi pare. Deve fare 19 quintilioni 390 quadrilioni 2 trilioni 844 miliardi 219 milioni 164.509. L’allieva: – No…508… Il professore: – (calcola mentalmente) Sì, ha ragione… il prodotto è giusto… Quintilioni, quadrilioni, trilioni, miliardi, milioni… 164.508. Ma come lo sa lei, se non conosce i principi del ragionamento aritmetico? L’allieva: – È semplicissimo. Sapendo di non potermi fidare del mio ragionamento, ho imparato a memoria tutti i risultati possibili di tutte le moltiplicazioni possibili. Il professore: – Ma sono infiniti… L’allieva: – Ci sono riuscita lo stesso. Il professore: – Beh, è una bella impresa.
Starsene seduti su uno sgabello, integralmente nudi e circondati da un piccolo stuolo di ragazzine è una situazione davvero anomala, come peraltro lo sono le dimensioni di questo signore che si guarda intorno sgomento dall’alto dei suoi tre metri e ottanta. Il suo creatore, Ron Mueck, gioca con le misure creando, a volte, giganti e, più raramente, lillipuziani; l’iperrealismo moltiplicato per il gigantismo suscita, in chi guarda, lo spaesamento e la meraviglia, oppure il dileggio, come nel caso di queste visitatrici adolescenti, convinte, fino a un attimo fa, che i giganti esistessero solo nelle favole. Quando Swift raccontò il risveglio di Gulliver a Lilliput, lo ritrasse legato al suolo da innumerevoli funicelle, e non spese una parola sugli abiti del suo protagonista, tutto preso com’era dalla componente filosofica di quell’avventura; Mueck, nel suo iperrealismo ossessivo, inchioda il suo soggetto a un duplice disagio: la nudità e la smisuratezza e, così facendo, mette in scena una situazione di sogno che abbiamo tutti sperimentato, quella dell’onnipotenza connessa alla vergogna.
Nel moto pendolare delle cose che sembrano estinguersi ma che all’ultimo momento ritornano, ecco la carta, anzi il cartoncino, il libriccino su misura per chi non trova le parole per dirlo. Sfogliando rapidamente questo blocchetto, la storia si dipana, muta, e in pochi secondi svapora. La storia la si può commissionare a theflippist.com e sarà la vostra storia. La casa produttrice, pubblicizzando il suo prodotto, ne riduce purtroppo le potenzialità proponendolo come un mezzo per chiedere scusa, per fare una domanda di matrimonio, per proporre una vacanza… insomma un impiego strumentale. Molto più interessante sarebbe costruire un racconto della durata di pochi secondi, commissionando ai disegnatori della theflippist una piccola autobiografia da stampare in qualche centinaio di esemplari e da recapitare ad amici e parenti come ricordo dopo la propria dipartita, al posto del logoro santino. Una vita che si consuma in qualche battito di ciglia e vola via.
Non è facile datare con esattezza questa foto, scattata prima che Mina si ritirasse dalle scene per blindarsi nel suo rifugio svizzero (1978). La diva, in un abitino che sembra (o vuole sembrare) della Standa, passeggia svagata come se non avvertisse la presenza dei tre marinai che la seguono a qualche metro di distanza in preda a una moderata eccitazione. Certamente sono freschi di bucato. L’immagine vuole evocare un mondo senza barriere, nel quale un’esponente dello star system si lascia avvicinare con semplicità dagli umani: la Figura si trasferisce dal televisore, troneggiante nel tinello, alla strada; il personaggio elettronico, sottratto alle luci dello studio, viene consegnato all’occhio della macchina fotografica che lo ripropone come attestato di un vissuto quotidiano nel quale con un po’ di fortuna potrebbe transitare anche lo spettatore.
C’era un gatto che compariva per qualche giorno a cavallo del 15 d’agosto e che per questo veniva chiamato “il gatto del ferragosto”. Un certo anno, il gatto del ferragosto non si fece vivo. « Chissà perché?», chiese qualcuno. «L’avranno venduto a un ristorante spacciandolo per lepre», disse uno spirito brillante. Colui, senza saperlo, aveva ragione – era infatti arrivata la Crisi dalle dita voraci e si taroccava ogni cosa, anche il cibo, come durante il primo dopoguerra.
“La Transcontinental Race è una gara di ciclismo endurance, cioè di estrema resistenza. Prevede un’unica lunga tappa che da sola è più lunga di tutte le ventuno tappe del Tour de France, la più importante competizione di ciclismo professionistico al mondo. La Transcontinental Race è arrivata alla sua settima edizione ed è la prima volta che la vince una donna. Kolbinger va in bici per passione: la maggior parte del suo tempo la occupa studiando per diventare oncologa pediatrica. Questa era tra l’altro la sua prima partecipazione a una gara endurance.”
“Con tutti i principali indicatori economici che mostrano
una flessione si può dire ufficialmente che il governo del
cambiamento è riuscito a peggiorare le condizioni dell’economia italiana. Nei prossimi mesi il M5S farà l’impossibile per
dimostrare il contrario, ma i dati parlano più chiaro di qualsiasi discorso da
comizio. Salvini, invece, non farà nulla per smentire queste cifre, e ne
addosserà tutta la responsabilità al Ministero del
Lavoro e dello Sviluppo economico dell’ex alleato di governo.”