fotogramma dal film Bellas Mariposas, di Salvatore Mereu
A vederla dal mare, con il sole che batte a picco e il calore che confonde lo sguardo, Cagliari appare ocra e dorata, rosa di riflessi di luce e dei fenicotteri del Poetto, arroccata lì immobile, imponente. Silenziosa. Poi ci si addentra ed è tutto sguardo movimento e voce: dai balconi si sbirciano i passanti, i spassanti sbirciano i balconi, tra un saluto e una contrattazione volano parole che l’istrangiu, lo straniero, decifra a volte osservando la mimica, a volte per niente. I vicoli più stretti fanno da cassa di risonanza. Qua e là, musica. È questo gran vociare che risuona in Bellas Mariposas di Sergio Atzeni, un vociare fatto di televisori accesi, vecchie che rimbrottano i ragazzi in tram, ragazzine che corrono col gelato in mano, fattucchiere con gatti a seguito, strade losche e spiagge affollate, vicine strillone e risibili mariti babbasoni. E racconti che si sovrappongono e si mescolano senza pause né punteggiatura, un unico fiato lungo la giornata di una dodicenne, scandito dal ritmo di frasi che paiono pensierini affilatissimi.
Roberta Sapino
Signora Sias si è svegliata con gan’e kagai
E ha cominciato: Federico! Federico!
Lo dice dieci volte o anche dodici perché il marito signor Federico dorme nella vasca da bagno e si mette la cera nelle orecchie per non sentire la moglie che lo chiama alle tre del mattino
Questo spiega quanto è babbasone signor Federico tanto lei prima o poi con quel cazzo di voce che sembra la distorsione di un amplificatore guasto da duecento watt lo sveglia non c’è speranza o la speranza è minima
Però intanto che lui resiste tutta la palazzina 47 C di via Gorbaglius quartiere Santa Lamenera periferia di Kasteddu tutti ci svegliamo
Federico! Federico! […]
Signor Federico non ha mai lavorato un giorno in tutta la vita ha sempre sfruttato la moglie prima facendola bagassa poi donna di pulizie al mercato all’ingrosso (arrotonda facendo servizietti ai macellai)
Però se signor Federico non porta il vaso alle tre del mattino e lei si alza e va al cesso le viene mal di schiena e non può andare a lavorare e se signor Federico la arroppa lei non va a lavorare per tre o sette giorni perciò lui non la arroppa si mette la cera nelle orecchie dorme nella vasca da bagno chiude tutte le porte fra la stanza da letto e il cesso e si addormenta
Alle tre lei comincia a strillare Federico!
Finzas a candu lui le porta il vaso da notte e lei caga cantando perché se non canta non riesce
Canta canzoni di moda
Penso positivo di Iovanotti l’ha cantata almeno trenta notti di seguito babbo ha detto Se non cambia canzone mi compro una mitraglia e una di queste notti faccio Rambo sfondo la porta e bocciu a issa e a cuddu calloni tuntu
Sergio Atzeni, Bellas mariposas, Sellerio Editore