“Perché l’hai fatto?” “Perché andava fatto”. COETZEE, VERGOGNA

cane

 

Vergogna, Disgrace nel titolo originale, è il più bel romanzo di Coetzee, incarna la riflessione dell’autore sul problema del male e sulla questione del senso della sofferenza sociale di uomini e animali (negli ultimi anni Coetzee si è impegnato attivamente nelle campagne a tutela dei diritti degli animali).
Vergogna, ambientato in Sudafrica, ci racconta del momento in cui il protagonista, David Lurie, vive la sua disgrace, appunto quel momento in cui si perde la grazia e si è costretti ad abbandonare una condizione felice e fortunata: “aveva appena risolto tanti problemi della sua vita sesso compreso”, così leggiamo nell’incipit del romanzo. David Lurie ha cinquant’anni, due matrimoni falliti alle spalle e una figlia con la quale non ha rapporti, è un professore universitario che conduce un’esistenza monotona, anestetizzata nei sentimenti, alla quale cerca di sfuggire legandosi ad una prostituta. Il rifiuto della donna ad impegnarsi in una relazione con lui e la conseguente fine del rapporto scatenano l’evento da cui si manifesterà la sua disgrazia. David seduce una sua studentessa che decide di vendicarsi e rovinarlo: costretto a lasciare il suo lavoro di insegnante cercherà rifugio dalla figlia che vive lontana dalla metropoli Cap Town, in campagna, in un mondo inospitale. Nei pressi dell’abitazione si trova un ambulatorio veterinario che pratica l’eutanasia agli animali che i padroni non hanno la possibilità di curare; una volta uccisi, le loro carcasse vengono fatte a pezzi a colpi di badile e gettati nell’inceneritore pubblico dove finisce l’immondizia. L’estrema crudeltà inflitta a vittime innocenti, animali considerati come materia prima da sfruttare. La corazza di indifferenza che avvolge David lentamente viene scalfita: sente che non può tollerare che quei cadaveri vadano incontro a quel destino, lui un uomo finito, sconfitto che ha perso tutto, che ha attraversato come un pezzo di ghiaccio le esperienze più drammatiche della sua vita, assiste anche impotente allo stupro della figlia, solo in quel momento sente pietà, compassione per quei cani morti che non possono subire l’ennesima umiliazione, allora affida le loro carcasse integre alle fiamme. Prendersi cura di carcasse di cani morti, un gesto silenzioso per recuperare il coraggio di sentire il dolore, restituire dignità alla sofferenza, senza soffermarsi ad osservarla compiaciuti come spettatori inermi di fronte alle torture inflitte dai carnefici.
Un privatissimo e afasico, poiché incomunicabile, gesto che racchiude un’esperienza di bene che permette di non soffermarsi, paralizzati, a contemplare il male, a portarlo dentro o a descriverlo morbosamente estetizzandolo, manifestandolo nella narrazione. Attraversare il dolore senza restarci invischiati, uscirne in silenzio come David Lurie “l’eroe stupido” di Coetzee toccato dall’idiotismo del bene: David è come l’idiota che parla una lingua incomprensibile agli altri, non sa spiegare perché compie quel gesto di bene, alla domanda “perché l’hai fatto?” la sua è un’inutile risposta “perché andava fatto”, semplicemente sente che non può più continuare a vivere senza fare quel gesto. E il commento dell’autore svela, sfumata nell’ironia, una pietà autentica verso la scelta del protagonista:“Buffa cosa che un uomo egoista come lui si sia messo al servizio dei cani morti. [..] David si batte per salvare l’onore di quei cadaveri perché non c’è nessun altro così stupido da farlo. Ecco cosa sta diventando: stupido e cocciuto nella sua stupidaggine”. 

Monica Daccò

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