Morbido e feroce, Gombrowicz a rai radio 3 nella messa in scena di RadiospazioTeatro.

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Oggi, una breve nota che riguarda Radiospazio Teatro (la compagnia, intendo) che domani, 27 novembre va in onda su rai radio 3, alle 23, nella rassegna “Tutto esaurito” con un radiodramma tratto da un racconto di Witold Gombrowicz, intitolato Sulla scala di servizio. Questa registrazione ha alle spalle una storia avventurosa e curiosa, ma non è questa l’occasione per raccontarla; è opportuno, piuttosto, ricordare un autore morbidamente provocatorio, costituzionalmente antiaccademico, crudamente paradossale (“Sono nemico del comunismo solo perché sto dalla parte del proletariato”). L’opera, narrativa e teatrale, di Gombrowicz, morto nel 1969, non è troppo conosciuta in Italia; negli anni Settanta si sono rappresentate alcune sue commedie e nella scorsa stagione Luca Ronconi ha portato sulla scena il suo romanzo Pornografia.
Il frammento che vi proponiamo, tratto da Ferdydurke, forse il suo capolavoro, testimonia la forza e il sarcasmo che Gombrowcz riserva alle istituzioni fasulle, anche a quelle non codificate come l’establishment letterario.

 Mio Dio, non mi vergogno di confessarlo, ho tanta voglia di sfuggire alla vostra Arte quanto a voi stessi, signori! Perché non voglio sopportarvi, voi e la vostra arte, le vostre concezioni e i vostri atteggiamenti estetici, e tutti i vostri cenacoli!
Sulla terra, infatti, signori, ci sono degli ambienti più o meno infamanti, vergognosi, umilianti; e la stupidità non è spartita con equità. Così, per esempio, il mondo dei barbieri mi sembra più esposto all’idiozia che il mondo dei ciabattini. Ma quanto accade negli ambienti artistici del globo batte tutti i record dell’idiozia e dell’infamia – a tal punto che un uomo di normale costituzione, equilibrato, non può non sudare di vergogna di fronte a quelle orge infantili e presuntuose. Oh! i canti sublimi che nessuno ascolta! Oh! i conciliaboli tra iniziati e il delirio frenetico nei concerti, e quelle iniziazioni intime, l’esaltazione, le discussioni e i volti stessi di quella gente quando declamano o ascoltano, celebrando nelle cappelle private il santo mistero del Bello!

 Witold Gombrowicz, Ferdidurke, Einaudi, traduzione di Sergio Miniussi