Qualche mese fa, all’inizio di questo nostro lungo viaggio, abbiamo pubblicato un racconto di Michel Tournier, La fine di Robinson Crusoe; l’impianto narrativo era quello del sequel: l’eroe, vecchio, stanco, deriso e dedito all’alcol, trascina la sua vita nel rimpianto di quell’isola che era stata dapprima la sua prigione, poi il suo regno; il vecchio Robinson allestisce una spedizione per rintracciarla ma l’isola è cambiata così come lo stesso naufrago è stato modificato dal tempo. La nostra isola teatrale, invece, è del tutto svanita con l’ultima replica, come è destino e dovere di ogni spettacolo. Da questo momento, il nostro Robinson è affidato alla memoria degli spettatori che potranno (se lo vorranno, se lo ricorderanno) narrarlo a chi non ha assistito allo spettacolo: vive anche così, il teatro, in forma di racconto. Ed è affidato, soprattutto, alla recensione di Maria Dolores Pesce su dramma.it, che pubblicheremo domani.
ROBINSON CRUSOE, IL BEST SELLER. L’isola è quasi del tutto sommersa.
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